Stagione 2023 a Gardaland Resort
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01 gennaio 1970
Ve lo ricordate il film “Salvate il soldato Ryan”? Ryan è il soldato americano sbarcato in Normandia nella Seconda guerra mondiale, l’unico sopravvissuto di tre fratelli tutti morti in battaglia. Lo Stato Maggiore statunitense, pertanto, decide di rimandare a casa Ryan per ridare almeno alla madre, vedova, l’unico figlio rimasto. Un plotone, quindi, viene mandato sulle tracce del soldato per evitare che anche lui rimanga ucciso in battaglia.
Mi è venuto in mente questo film, portate pazienza ho una fantasia alquanto spinta, assistendo nei giorni scorsi alla presentazione della nuova associazione “Le Famiglie dell’Amarone d’Arte”, nata per preservare e promuovere ulteriormente i valori del grande vino rosso veronese. Ho fatto questo parallelo con il film di Spielberg perché in questo momento di crisi economica il nostro Amarone della Valpolicella è tra i grandi rossi d’Italia quello che sta resistendo meglio a differenza di Barolo, Brunello e Chianti, che stanno subendo di più le conseguenze della recessione economica internazionale.
Ma le dieci aziende che si sono associate hanno ben capito che non si può certo dormire sugli allori e che la miglior difesa contro le minacce della crisi e di una competizione internazionale sempre più agguerrita è quella di aumentare ancor di più il livello qualitativo delle produzioni e il valore dell’immagine del prodotto. Se c’è un rischio enorme, infatti, in tempi di crisi e in un mercato sempre più globale, è quello di svilire l’immagine e talvolta la qualità offrendo un prodotto a prezzi sempre più bassi.
Mi piace sottolineare questo aspetto sulle pagine di “Carnet Verona”, che immagino sia letto soprattutto da miei concittadini. In questi momenti, infatti, ritengo che un grande aiuto possa venire anche dagli stessi consumatori veronesi, che difendendo un grande prodotto della loro terra aiutano la crescita economica della propria provincia.
Ma come difendere l’Amarone e la sua terra? Lo spiega il presidente della neonata associazione, Sandro Boscaini, titolare della nota azienda vitivinicola Masi: “Facendo ancor meglio quello che facciamo da sempre”. I dieci associati, infatti, si sono dati una sorta di codice di autoregolamentazione che prevede regole ancora più restrittive rispetto al disciplinare di produzione ufficiale. Più precisamente, l’immissione del mercato dell’Amarone deve avvenire dopo almeno 30 mesi a decorrere dal 1° dicembre dell’annata di produzione, e comunque 6 mesi dopo la data stabilita dal disciplinare di produzione; il grado alcolico deve essere di almeno il 15%; l’estratto secco (quello che dà la corposità al vino, tanto per intenderci) deve essere come minimo pari a 30 grammi/litro. Ma soprattutto i prezzi minimi (di partenza dalla cantina) saranno correlati agli alti costi conseguenti ad una viticoltura di qualità, alla pratica rigorosa di selezione e all’impegnativo processo di appassimento, vinificazione e maturazione in legno. Non solo. Ma le dieci aziende associate si impegnano, in presenza di annate sfavorevoli, a ridurre la percentuale di cernita delle uve o addirittura a non produrre l’Amarone.
Un impegno molto rigoroso, quello delle dieci “famiglie” dell’Amarone della Valpolicella. “Una scelta obbligata,” ha sottolineato Boscaini nella suggestiva cornice della Bottega del Vino di Severino Barzan, grande ambasciatore dell’Amarone in tutto il mondo, “se si vuole preservare questo grande vino dal rischio di uno svilimento dell’immagine e della qualità”.
E quali sono i requisiti per entrare a far parte delle “Famiglie dell’Amarone d’arte”? Intanto si deve essere una piccola o media azienda gestita direttamente dal nucleo famigliare; i soci devono svolgere anche attività di viticoltura (non devono cioè limitarsi a commercializzare o a imbottigliare); devono avere una storia produttiva di almeno 15 anni e l’Amarone deve costituire un interesse primario, il cui fatturato deve rappresentare una percentuale significativa sul fatturato totale dell’azienda; la commercializzazione del vino “Amarone”, inoltre, deve raggiungere un minimo quantitativo di 20.000 bottiglie l’anno; inoltre, il vino di ogni singolo associato deve essere presente e commercializzato in almeno cinque Paesi oltre l’Italia.
LE FAMIGLIE DELL’AMARONE D’ARTE
Agricola f.lli tedeschi
Agricola musella
Allegrini
Brigaldara
Masi agricola
Nicolis Angelo e Figli
Speri
Tommasi Viticoltori
Tenuta Sant’Antonio
Zenato
Povegliano Veronese
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