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IL “RIGOLETTO” DI ALBANESE, TRA PIANURA POLESANA E SUGGESTIONI FELLINIANE

20 luglio 2023

IL “RIGOLETTO” DI ALBANESE, TRA PIANURA POLESANA E SUGGESTIONI FELLINIANE

Atteso debutto, il 1° luglio, per l’opera verdiana diretta dall’attore e comico brianzolo, che approda sul palcoscenico areniano come seconda grande  novità del 100° Verona Opera Festival. La nuova produzione di uno dei titoli più rappresentati nella storia della kermesse lirica, si avvale della bacchetta di Marco Armiliato e di un cast stellare di interpreti.

«La mia migliore opera!». Così, Giuseppe Verdi, definiva Rigoletto, dopo aver sfidato la censura austriaca e conquistato il pubblico di mezza Europa, compreso l’autore di Le Roi s’amuse (Victor Hugo), cui si ispira la stessa vicenda verdiana, composta su libretto di Francesco Maria Piave. 

Un capolavoro del teatro musicale di tutti i tempi (del 1851 è la prima veneziana), allestito nell’anfiteatro areniano fino al 2017 con dieci diversi allestimenti – pari a 102 recite – che per il Centenario del festival lirico areniano torna nella (stra)ordinaria regia di Antonio Albanese. Un uomo di teatro e di cinema affatto estraneo alle messinscena d’opera. Tanto che dopo i successi raccolti tra la Scala di Milano, il Lirico di Cagliari e lo stesso Filarmonico di Verona, ora il pluripremiato attore e regista è pronto al debutto nel teatro dell’opera più grande del mondo. E chissà che al termine della stagione 2023, non possa anche lui esclamare: “La mia migliore opera!». «La mia prima vera regia lirica – svela nel frattempo – è stata Le Convenienze ed inconvenienze teatrali, nel 2009 alla Scala. È lì che ho iniziato a godere in maniera totale dell’opera, immergendomi in quello che considero uno dei generi artistici più completi, fatto di molteplici professionalità». E sul personaggio Rigoletto dice: «a lui mi avvicina la riflessione sulla figura del “buffone”, dotato di una comicità che tuttavia nasconde una profonda solitudine. Anche la mia comicità porta spesso con sé degli scheletri. E quindi percepisco nell’ironia di Rigoletto e della sua storia una tragicità molto più forte di tante altre opere drammatiche. 

Animare e incastonare questo capolavoro, capace di esaltare passione e amore, vendetta e potere, all’interno dell’Arena – aggiunge Albanese – per di più per i cento anni di questo spazio unico al mondo, mi rende felice». La produzione si avvale delle scene di Guillermo Nova, le luci di Paolo Mazzon e un cast di stelle per ciascuna delle quattro serate (1,7,20 luglio e 20 agosto) dirette da Marco Armiliano. 

La storia si colloca nel Polesine degli anni ’50, ossia nella parte di pianura rurale in cui Verdi nacque e scelse di vivere, diventata poi luogo d’elezione del grande cinema italiano, da Fellini a Pupi Avati, cui l’opera recherà dunque omaggio. Nel ruolo del protagonista si avvicenderanno i baritoni Roman Burdenko, Ludovic Tézier, Luca Salsi, Amartuvshin Enkhbat e i debutti di Nina Minasyan, Nadine Sierra, Yusif Eyvazov, Juan Diego Flórez, Piotr Beczała.

Giova, infine, una nota di Cecilia Gasdia, direttore artistico di Fondazione Arena di Verona, che spiega: «Verdi utilizzava Hugo, Shakespeare, Schiller e Dumas per parlare al pubblico del suo tempo. Mentre scriveva, la sua quotidianità si infiltrava nei soggetti più romantici e nei personaggi più archetipici per dar loro una vita nuova, “inventando un vero” più potente di qualsiasi imitazione. 

La felice trovata de La donna è mobile ne è un esempio: una melodia che si incide subito nella mente». 




20 luglio 2023

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