Al teatro Filarmonico di Verona, lunedì 15 febbraio, ospite della rassegna “L’attimo fatale” di IDEM, l’attrice incanta per simpatia e spontaneità nel rispondere alle domande dell’artista veronese Marco Ongaro.

Il titolo dell’incontro con Valeria Golino è “L’immagine fatale”. Ma lei, attrice e regista cinquantenne di grande fascino, di fatale ha la bellezza garbata e naturale di chi, tanto bella, in fondo non crede di esserlo. Ma lo è. E poi non si sente neppure sempre tanto brava, nel recitare: “Non si può essere sempre brave”. Ecco, com’è spontanea. Per niente diva. Eppure molto diva. “A volte lo si è davvero, brave, altre volte meno. Dipende dalle circostanze, dai personaggi che devi interpretare, dai registi che ti dirigono”.

Dopo le serate con il cantautore Vinicio Capossela e il critico d’arte Philippe Daverio, l’associazione culturale IDEM il 15 febbraio riempie il teatro Filarmonico con Valeria Golino. E chi c’era, a vederla e ascoltarla, non può essersene pentito.

Per ripercorrere la sua lunga carriera tra gli Usa e l’Europa, tra Los Angeles e Roma, gli organizzatori hanno preparato una serie di scene tratte dai suoi film più famosi, da “Rain Man” con Tom Cruise e Dustin Hoffman a “Puerto Escondido” di Gabriele Salvatores con Diego Abatantuono e Claudio Bisio. E poi ancora, le collaborazioni professionali o le amicizie personali con attori e registi che hanno fatto la storia del cinema mondiale, da Robert De Niro a Gérard Depardieu, da Sean Penn a Quentin Tarantino.

Nel 2013 Golino ha esordito alla regia con Miele, menzione speciale della giuria ecumenica al Festival di Cannes. Ha vinto 2 volte la Coppa Volpi come miglior attrice al Festival di Venezia a distanza di 30 anni: nel 1985, giovanissima, e nell’ultima edizione del 2015. Lungo l’elenco dei premi ricevuti, ma lei non è stata per nulla formale o affettata, a Verona. Semplicemente… Valeria Golino.