Bruno Munari all'E.ART.H. Eataly Art House
12 ottobre - 31 marzo
E.ART.H. Eataly Art House
News
8 Ottobre 2023
di Agnese Ceschi
ph. Mattia Bernabei
Verona si è sentito bene e accolto in una bella atmosfera di partecipazione, Lino Guanciale, uno degli attori più amati oggi dal grande pubblico, che nella città scaligera è stato protagonista quest’estate dello spettacolo in scena al Teatro Romano “Napoleone. La morte di Dio” e delle riprese del film “L’invenzione di noi due” (in uscita prossimamente), opera seconda del regista ve-ronese Corrado Ceron. Lo abbiamo incontrato ed esplorato con lui oltre che il viaggio nel mondo del condottiero e statista francese anche il suo rapporto con la paternità e l’essere figlio.
Napoleone è un personaggio controverso: considerato un grande nella storia, ma allo stesso tempo molto criticato. Che messaggio vuole dare lo spettacolo “Napoleone. La morte di Dio”?
Questo spettacolo mette insieme due facce della stessa medaglia: la storia collettiva e quella privata; i traumi collettivi e i traumi privati. La perdita di un grande riferimento pubblico è una cosa con cui tutti abbiamo fatto i conti nella vita, così come la perdita di un genitore nella nostra sfera intima. Quello che abbiamo cercato di fare con il regista e autore Davide Sacco è stato restituire alla storia una misura umana.
Che immagine emerge di Napoleone?
Napoleone è un padre della nostra modernità, colui che ha portato avanti una politica imperialistica, con tutti gli orrori ed i contro di tutto questo. Nella sua megalomania egoica, come altri conquistatori nella storia, c’era una necessità, che abbiamo riconosciuto tardi, quella di superare certi limiti sovranistici. È innegabile che oggi siamo testimoni del lascito di questa enorme personalità.
Parlando di personaggi eroici, chi sono gli eroi di oggi secondo te?
Io penso che le persone normali possano diventare eroi in situazioni apocalittiche. Personalmente ho deciso di lavorare con l’UNHCR – Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite – per stare dalla parte di coloro che scappano da un Paese in guerra lasciando le loro case e le loro vite. Per me eroi sono i genitori che fuggono per salvare i propri figli e dare loro una vita più sicura, coloro che rischiano tutto per dare nuove opportunità a qualcun altro.
Napoleone ruota attorno alla relazione padre-figlio: che figlio sei stato e che padre sei?
Io sono stato un figlio molto fortunato, perché, nonostante mio padre sia un uomo molto diverso da me, con idee e passioni diverse, ha avuto l’enorme capacità di starmi accanto nelle scelte importanti di vita, trasferendomi tante cose attraverso l’esempio. Per questo, come padre, voglio insegnare a mio figlio attraverso come vivo e cerco di essere, più che con le norme che gli erogo. È l’unica strategia possibile per il vero mestiere impossibile da fare al mondo.
Verona: hai vissuto la città per quasi due mesi, oltre che per recitare al Romano, principalmente per le riprese del film “L’invenzione di noi due” che uscirà prossimamente. Come ti sei trovato?
Qui sono stato molto bene, ho trovato persone molto disponibili e discrete con attitudine all’inclusività. Noto che la città, che già ha di per sé un potenziale molto forte dal punto di vista culturale, sta covando un bel fermento e spero che anche il film possa dare un suo contributo in questo senso.
C’è un posto che ti rimarrà nel cuore?
C’è un luogo che non conoscevo dietro Castelvecchio, dove abbiamo girato diverse scene del film: una fontana bassa attorno a cui le persone si ritrovavano per chiacchierare e i bambini ci entravano con i piedini per rinfrescarsi e giocare. Addirittura qualcuno ballando è finito nell’inquadratura spontaneamente ed involontariamente. Quella è una dimostrazione di come l’architettura possa essere un motore comunitario. Ho sentito una bella partecipazione da parte della città che mi ha fatto stare bene.
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