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L’intervista al “padre della sposa” Gianfranco Jannuzzo

20 Novembre 2023

“Il padre della sposa” porta in scena con leggerezza sentimenti comuni a tutte le famiglie

di Agnese Ceschi

Il padre della sposa, pièce resa celebre dal film omonimo degli anni Ottanta con Steve Martine e Diane Keaton, torna a teatro con Gianfranco Jannuzzo e Barbara De Rossi, guidati da Gianluca Guidi (regista e autore delle belle musiche) nel ruolo dei due genitori alle prese con il matrimonio della giovane figlia. Gianfranco Jannuzzo veste i panni di Giovanni, rispettato imprenditore e padre di famiglia, che perde letteralmente la testa dopo aver ricevuto la notizia.

 

Dopo lo stop forzato della pandemia, è bello tornare a teatro con il sorriso. “Il padre della sposa” è una commedia che non fa mancare di certo le risate…
Non vedevamo l’ora. Il teatro è il luogo di aggregazione per antonomasia, dove si viene per ridere e commuoversi, perché parla di temi umani, e anche il pubblico ha sofferto questa chiusura.
Devo confessare che inizialmente avevo voglia di tornare a teatro con qualcosa di più serio. Ma questa commedia mi ha convinto subito perché ho riso molto leggendo il copione.
È un meccanismo leggerissimo, ciononostante parla di sentimenti comuni a tutti.

 

Ci racconta brevemente il suo personaggio?
Giovanni è tenero, buffo e surreale. Lui è un dentista, apprezzato, composto ed educato, che, alla notizia del matrimonio della sua “bambina”, perde letteralmente la testa: inizia a dire le parolacce, cose surreali, alza la voce. In lui c’è una fortissima ed inconscia forma di gelosia.

 

La sua compagna in scena è Barbara De Rossi: come si trova a lavorare con lei?
Ho molta stima di Barbara, è una professionista seria e disponibile. Interpretiamo una coppia di coniugi innamorata, solida e senza screzi, che alla fine del primo atto si ritroverà “il nido svuotato” e dovrà rimettersi in gioco in questa nuova vita. Se la prima parte dello spettacolo è molto divertente, la seconda lascia spazio alle emozioni.

 

Come è essere padri in scena?
Io non sono padre nella vita e quindi è stata una sfida immedesimarsi, anche se ho molti esempi di padri nella mia vita – mio padre e mio suocero in primis-. Inoltre, i ragazzi con cui lavoriamo in scena sono molto giovani, per questo sento forte la responsabilità nei loro confronti. Questo mestiere è quanto di più aleatorio si possa immaginare. Bisogna saper mantenete rispetto per il pubblico e disciplina.

 

Il suo “padre” professionale è stato Gigi Proietti. Cosa ricorda di lui e degli inizi?
Gigi Proietti è stato molto generoso con tutti noi. Ci ha insegnato una cosa importante: essere umili. Noi ragazzi ce la tiravamo un pò per essere stati presi nella sua scuola.
Lui ci ha insegnato, invece, con il suo esempio, a non prenderci troppo sul serio nel fare questo mestiere che è serissimo.

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